giovedì 2 febbraio 2017

Libertà e schiavitù



Nello stato totalitario l’umanità è schiava sia della “verità” indotta e veicolata, che del modello di comportamento sociale omologante. Bisogna chiarire che la schiavitù è prima di tutto un fatto coscienziale del quale ognuno di noi è corresponsabile. La tiepidezza e la mancanza di volontà nel combattere contro le forme totalitarie e politiche del pensiero dominante sono la causa principale dell’innalzamento della menzogna ad idolo, pertanto la società schiavista è il prodotto dell’asservimento interiore dell’uomo a fattori esterni.
Spesso ci domandiamo come sia stato possibile giungere ad una situazione così incancrenita, ma già il fatto che sorga quest’interrogativo è segno che è in atto un risveglio.
Il rapporto che intercorre tra l’io dell’uomo e la negazione, è un una rapporto di lotta contro l’asservimento. La negazione, il non-io, persegue i suoi piani di annullamento della seità perché non può tollerare la libertà, la libera volontà creativa dell’uomo di procedere nella strada dell’esperienza per farne un tesoro da condividere socialmente.
La persona viene smembrata e decomposta in elementi singoli emotivi, psichici e sentimentali eliminando quelli ontologici in tal modo l’essere non si può più sorreggere perché lacerato nella sua integrità.
Il mistero dell’esistenza sta proprio in questa continua lotta tra libertà ed asservimento dal mondo esterno che circonda la persona con la sua morale, il modello di comportamento ed il conformismo. Ha ragione Orwell quando asserisce che affermare la Verità è un fatto rivoluzionario attestato dalla cacciata di Cristo dalla nostra storia affinché potessimo sperimentare una vita “senza condizionamenti”, che contrariamente erano imposti dalle Chiese per un fine ed in nome di un potere che si voleva chiamare amore di Dio. I Santi hanno pagato caro il loro richiamare la Chiesa ai suoi doveri di non interessarsi alla volontà di potenza ma all’ascesi del cuore.
Nulla di Cristiano in tutto questo, perché in tal caso ha primeggiato la rozzezza contro la volontà di bene che doveva modellare la società medesima; ha prevalso la violenza contro la mitezza, il fanatismo contro la dolcezza, l’orgoglio contro la mistica ed oggi ci troviamo con le Chiese abbattute e corrotte dalle ideologie. Ma questo abbattimento delle Chiese che si sono divise in confessioni differenti forse ha la finalità di mettere l’uomo di fronte alla propria coscienza, la vera chiesa che non crollerà mai, per ritrovare la Voce del Padre che sempre attende il minimo atto di volontà dell’uomo per farsi riconoscere e in questo identificazione l’uomo identifica anche sé stesso; “la rosa è senza perché fiorisce perché fiorisce. A sé stessa non bada, che tu la guardi non chiede… chi sa lodare Dio di cuore in ogni azione comincia già nel tempo la vita eterna” (Angelo Silesius) e così sarà l’uomo spirituale.
La società collettivistica si è trasformata in un soggetto spurio di neo-capitalismo sfrenato e di fascinazione per i diritti non naturali. Il moderno uomo socializzato è l’ibrido, colui in cui nulla è rimasto di personale ma è un ente che nasce come prodotto della nuova lotta di classe.
Siamo di fronte ad un mondo invertito in tutti i sensi dove l’economia dovrebbe essere al servizio dell’uomo e non l’uomo al suo servizio. Le false ideologie ottimistiche generate dal pensiero unico generano in realtà un anti-pensiero; un concetto che non crea ma distrugge e tale dissoluzione porterà comunque ad una finalità inaspettata ed inconsapevole di Bene. Eterni sono solo i fondamenti spirituali di una società il resto è effimero, transeunte e volatile.
Ma la Verità non dona nulla a chi aspira alla volontà di potenza. Rimane l’uomo con la sua “verità” che non è la Verità.
Il pensiero unico favorisce un individualismo estetizzante ed esasperato che si maschera con la parola: diritto. I “diritti” esercitano la loro violenza sull’esistenza socializzata vivendo la solitudine della propria alienazione.
Ed allora io penso al mio Cristo e mi vengono le lacrime perché capisco che si è volontariamente fatto uccidere dagli uomini ingiusti per dire loro che l’unica giustizia è nel sacrificio personale e questo sacrificio ci pone di fronte a tanti interrogativi.
Io stesso mi domando come posso ricambiare tanto amore con la mia limitatezza di uomo ed allora penso sempre che Lui farà tutto per noi, affinché il nostro mancare sia trasformato, sia trasfigurato da un personalismo determinista a suo altare vivente nel nostro cuore.
È difficile tutto questo, specialmente cercare di trasmetterlo, ma sono certo che la Bontà di Dio sconfiggerà la schiavitù dell’uomo perso nelle ideologie per renderlo giusto e saggio ed è questa la vera ed unica giustizia: la liberazione dalla schiavitù.