giovedì 2 febbraio 2017

La crisi dell'arte

Nel novero delle abilità che si sono appiattite particolarmente nella degenerescenza attuale possiamo evidenziare la crisi dell’arte e dell’architettura in quanto esempi di come la creatività umana si sia incastrata in forme squallide in cemento armato ed in pitture che sono un’accozzaglia di colori senza né senso né logica.
Da un certo punto di vista Arte e Architettura riflettono la decadenza del mondo “moderno”, il mondo della morte di Dio.
Il senso della forma, della bellezza riprodotta dall’arte è decaduta a pochi tratti di pennello affinché sia “lo spettatore a trovare a strada nel labirinto dei colori”.
Tutto è diventato cultura sociale e pertanto deve essere fruibile a tutti, non deve arrecare sforzo nei pensieri, non deve stimolare la volontà di studiare, bisogna solo cercare di capire cosa “l’artista” abbia voluto rappresentare secondo il proprio punto di vista e non secondo la realtà rappresentata. Se ne accorse Kandiskij quando scrisse: “ogni opera d’arte è figlia del proprio tempo e spesso e madre della nostra sensibilità…tra le forme artistiche esiste però anche un’altra somiglianza esteriore…la somiglianza delle aspirazioni presente nell’intera atmosfera etico-spirituale”.
Nel mondo dell’arte la contemplazione della bellezza è stata sostituita dall’analisi psicologica del messaggio veicolato dall’autore ed il mistero che circondava un’opera veniva scalfito dai tecnicismi e dalle forme di elaborazione ed esecuzione in una dinamica che aveva accantonato la visione ontologica. L’artista si è allontanato dal suo vero scopo scegliendo la meccanizzazione della creatività artistica e questo è colpa “dell’ateismo degli architetti contemporanei. A differenza di ciò che è accaduto per mille e cinquecento anni, non sono in grado di trasformare il valore spirituale in valore formale. Non riescono a farlo perché non hanno fede…”Vittorio Sgarbi intervista
L’arte si è così ridotta ad un mero exoterismo adeguato alla comunicazione nel mondo naturale dei primari livelli della psiche; analisi dei punti salienti e di divergenza, ironie sull’approccio ontologico, senso dell’effimero e contrasti tra coscienza individuale e collettiva.
Non esiste luce di rivelazione né irradiamento; la meditazione davanti ad un’icona con la sua semplicità statica ed allo stesso tempo dinamica è stata sostituita, almeno nel mondo Occidentale, ad una mera forma d’arte da collezione.
Ma in questo crollo l’uomo si sta dirigendo verso una nuova integralità che sarà in perfetta armonia con tutto il creato; ed anche se l’uomo è condannato (anzi si è condannato) a vivere nelle tenebre il suo sdoppiamento doloroso è segno di un ritorno all’unità completa.
L’essere naturale è solo una mera sopravvivenza rispetto all’essere spirituale che trascende il mondo naturale e psichico per illustrare la realtà di un vento sopramondano perché la vita è prodotto dello spirito di libertà e creatività.
L’arte e l’architettura sono anch’esse soggette alla creatività dell’uomo perché in esse è scolpita la storia di un popolo che non deve essere dimenticata; la conoscenza non si esaurisce solo in un mero realismo ma nel ritrovamento di un modo spirituale che l’arte di ci ricorda.
Viviamo tempi nei quali l’attività creativa è come paralizzata perché non vi sono più i grandi geni del passato infatti “Il segreto dell’attività creativa sta nel conservare la giovinezza. Il segreto della genialità, nel conservare l’infanzia, la disposizione d’animo dell’infanzia per tutta la vita. E’ proprio questa disposizione che dà al genio una percezione obiettiva del mondo, non centripeta, una sorte di prospettiva rovesciata del mondo, e per questo tale percezione è integrale e reale. La percezione illusoria del mondo invece, per quanto splendente e chiara possa essere, non sarà mai definita geniale. Infatti, l’essenza stessa della concezione geniale del mondo sta nella capacità di penetrare nel profondo delle cose, mentre l’essenza della concezione illusoria sta nel nascondere a se stessi la realtà” (P. Florenskij – Non dimenticatemi).
La creatività passa oltre la cristallizzazione dell’uomo perché è profondamente radicata nel lato esoterico della nostra coscienza.