domenica 16 agosto 2015

L'Errore della "Nostra Aetate" e del dialogo con l'Islam


Molto spesso ci domandiamo come sia possibile che la Chiesa si sia compromessa attraverso i dialoghi con le religioni del mondo.
Sappiamo che Cristo è Via, Verità e Vita pertanto, se crediamo profondamente in questo, non abbiamo bisogno di dialogare con nessuno.
Il dialogo è una debolezza. Possiamo amare coloro che seguono la loro strada nella loro religione, rimanendo fermi nella Luce che è Cristo.
L'Enciclica Nostra Aetate è stato un grave errore, perché ha messo in moto un processo che ha dato forma e forza ad uno spirito.
La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra (5), che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno.
Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà. (Enc. Nostra Aetate)
Ora analizzando punto per punto questa dichiarazione troviamo le seguenti incongruenze:
1) i musulmani adorano l'unico Dio.
No. I Musulmani adorano Allah. Il nostro Dio che non è unico, ma Trinitario. La Tri-Unità Ipostatica no ha nulla a che vedere con l'unicità monista dell'Islam.
Bisogna amare il musulmano, ma non confondere la sua adorazione con la nostra, pertanto non possiamo né dobbiamo partecipare a preghiere comuni. Se l'Islam vuole uccidere i Cristiani ovunque essi siano, i Cristiani hanno diritto a difendersi, perché se si uccide qualcuno in nome di un proprio ideale religioso, si uccide in nome dell'odio che quell'ideale religioso suscita. Noi Cristiani lo abbiamo capito quando abbiamo perseguitato gli eretici. Le Nazioni che si proclamano Cristiane (Ortodosse, Protestanti o Cattoliche) hanno pertanto l'obbligo di dimostrare al mondo intero che l'Amore di Dio è il loro vero Re e che i dissapori storici non sono nulla di fronte a Cristo-Verità.

Pur nelle differenze teologiche l'amore tra i popoli cristiani deve regnare. E questo vale per tutti nessuno escluso.
2) Abramo non è sottomesso, perché egli è stato fatto da Dio Suo Amico. Non esiste nell'Islam l'idea di amicizia con Dio, ma esiste solo quella di sottomissione. Abramo si sottomise all'ordine di Dio di uccidere il figlio Isacco, poi apparve l'angelo (cioè la coscienza di Abramo) che fermo il suo braccio. Questo sta a significare che Abramo nel suo cuore non poteva accettare che Dio volesse sacrificare il proprio figlio, perché lo vedeva come un Dio di Amore. Egli superò la prova e mise al primo posto l'Amore di Dio, per questo l'Angelo fermò la sua mano. Se fosse stato musulmano probabilmente avrebbe eseguito l'ordine alla lettera anche se fortunatamente vi sono dei musulmani che sono uomini di cuore e non lo avrebbero fatto.
Tutte queste teorie dell'incontro, dell'altro, della relazione, del dialogo, del comune punto di intesa non hanno nulla a che fare con Cristo che è Via, Verità e Vita. Se Cristo avesse voluto trovare un comunione punto di intesa avrebbe dialogato con il demonio che gli offriva tutte le ricchezze del mondo, ma Egli lo respinse sia come Uomo che come Dio.
Il Cristiano vero non uccide sia i propri fratelli (e qui stiamo dimostrando che il Cristianesimo non è ancora nato, perché abbiamo permesso, fomentandola, la guerra tra Cristiani in Ucraina) sia gli uomini di altre fedi.
Certamente se un rappresentante di un'altra fede viene da me e mi dice che io sbaglio, che debbo provvedere a fornirgli tutta una serie di facilities per la sua religione, io debbo ribadirgli così:
Caro amico, qui sei nel mio paese, noi siamo Cristiani, e pertanto se tu vieni qui vuol dire che tu hai bisogno di noi. Se hai bisogno di noi ti devi uniformare alla nostra cultura (brutta o bella che sia), la devi amare, difendere anche con la tua vita, integrarti, parlare la nostra lingua, non ghettizzarti, non chiedere cambiamenti culturali per facilitare la tua vita, perché sei tu che sei venuto da me, non io da te.
Se fai così io ti accoglierò a braccia aperte.
Se non fai così puoi godere di un grande vantaggio del Cristianesimo che non perseguita nemmeno chi è ateo, puoi tornartene nel tuo paese affinché gli usi e costumi nostri non ti siano di turbamento.