Nello stato totalitario l’umanità è schiava sia della
“verità” indotta e veicolata, che del modello di comportamento sociale
omologante. Bisogna chiarire che la schiavitù è prima di tutto un fatto
coscienziale del quale ognuno di noi è corresponsabile. La tiepidezza e la
mancanza di volontà nel combattere contro le forme totalitarie e politiche del
pensiero dominante sono la causa principale dell’innalzamento della menzogna ad
idolo, pertanto la società schiavista è il prodotto dell’asservimento interiore
dell’uomo a fattori esterni.
Spesso ci domandiamo come sia stato possibile giungere ad
una situazione così incancrenita, ma già il fatto che sorga quest’interrogativo
è segno che è in atto un risveglio.
Il rapporto che intercorre tra l’io dell’uomo e la negazione,
è un una rapporto di lotta contro l’asservimento. La negazione, il non-io,
persegue i suoi piani di annullamento della seità perché non può tollerare la
libertà, la libera volontà creativa dell’uomo di procedere nella strada dell’esperienza
per farne un tesoro da condividere socialmente.
La persona viene smembrata e decomposta in elementi singoli
emotivi, psichici e sentimentali eliminando quelli ontologici in tal modo
l’essere non si può più sorreggere perché lacerato nella sua integrità.
Il mistero dell’esistenza sta proprio in questa continua
lotta tra libertà ed asservimento dal mondo esterno che circonda la persona con
la sua morale, il modello di comportamento ed il conformismo. Ha ragione Orwell
quando asserisce che affermare la Verità è un fatto rivoluzionario attestato
dalla cacciata di Cristo dalla nostra storia affinché potessimo sperimentare
una vita “senza condizionamenti”, che contrariamente erano imposti dalle Chiese
per un fine ed in nome di un potere che si voleva chiamare amore di Dio. I Santi
hanno pagato caro il loro richiamare la Chiesa ai suoi doveri di non interessarsi
alla volontà di potenza ma all’ascesi del cuore.
Nulla di Cristiano in tutto questo, perché in tal caso ha primeggiato
la rozzezza contro la volontà di bene che doveva modellare la società medesima;
ha prevalso la violenza contro la mitezza, il fanatismo contro la dolcezza,
l’orgoglio contro la mistica ed oggi ci troviamo con le Chiese abbattute e
corrotte dalle ideologie. Ma questo abbattimento delle Chiese che si sono
divise in confessioni differenti forse ha la finalità di mettere l’uomo di
fronte alla propria coscienza, la vera chiesa che non crollerà mai, per
ritrovare la Voce del Padre che sempre attende il minimo atto di volontà dell’uomo
per farsi riconoscere e in questo identificazione l’uomo identifica anche sé
stesso; “la rosa è senza perché fiorisce
perché fiorisce. A sé stessa non bada, che tu la guardi non chiede… chi sa
lodare Dio di cuore in ogni azione comincia già nel tempo la vita eterna”
(Angelo Silesius) e così sarà l’uomo spirituale.
La società collettivistica si è trasformata in un soggetto
spurio di neo-capitalismo sfrenato e di fascinazione per i diritti non
naturali. Il moderno uomo socializzato è l’ibrido, colui in cui nulla è rimasto
di personale ma è un ente che nasce come prodotto della nuova lotta di classe.
Siamo di fronte ad un mondo invertito in tutti i sensi dove
l’economia dovrebbe essere al servizio dell’uomo e non l’uomo al suo servizio.
Le false ideologie ottimistiche generate dal pensiero unico generano in realtà
un anti-pensiero; un concetto che non crea ma distrugge e tale dissoluzione
porterà comunque ad una finalità inaspettata ed inconsapevole di Bene. Eterni
sono solo i fondamenti spirituali di una società il resto è effimero,
transeunte e volatile.
Ma la Verità non dona nulla a chi aspira alla volontà di
potenza. Rimane l’uomo con la sua “verità” che non è la Verità.
Il pensiero unico favorisce un individualismo estetizzante
ed esasperato che si maschera con la parola: diritto. I “diritti” esercitano la
loro violenza sull’esistenza socializzata vivendo la solitudine della propria
alienazione.
Ed allora io penso al mio Cristo e mi vengono le lacrime
perché capisco che si è volontariamente fatto uccidere dagli uomini ingiusti
per dire loro che l’unica giustizia è nel sacrificio personale e questo
sacrificio ci pone di fronte a tanti interrogativi.
Io stesso mi domando come posso ricambiare tanto amore con
la mia limitatezza di uomo ed allora penso sempre che Lui farà tutto per noi,
affinché il nostro mancare sia trasformato, sia trasfigurato da un personalismo
determinista a suo altare vivente nel nostro cuore.
È difficile tutto questo, specialmente cercare di trasmetterlo,
ma sono certo che la Bontà di Dio sconfiggerà la schiavitù dell’uomo perso
nelle ideologie per renderlo giusto e saggio ed è questa la vera ed unica
giustizia: la liberazione dalla schiavitù.